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Hanno ridotto i sentimenti di solitudine, ma il Gaming Disorder è aumentato tra i ragazzi più a rischio

Dallo studio condotto da Pallavicini, Pepe e Mantovani (2022) sull’uso dei videogiochi durante la pandemia COVID-19 sono emersi dati interessanti:  

  1. I videogiochi si sono dimostrati efficaci nel ridurre stress, ansia e depressione tra gli studenti universitari e i giovani adulti, ma non per tutti. Infatti, se a breve termine hanno avuto effetti rilassanti, nel lungo termine hanno contribuito ad un peggioramento dei sintomi nei giocatori già problematici e in coloro che utilizzavano il gioco principalmente come modalità per evadere da una realtà spiacevole. 
  2. I videogiochi sono in grado tanto di creare legami quanto di limitare i contatti sociali. In particolare, i videogiochi multiplayer online se utilizzati in equilibrio con altre attività possono attenuare il senso di solitudine. In altri casi, però si può perdere questo equilibrio: la vita sociale nel mondo reale viene sacrificata e l’uso dei videogame diventa problematico e crescente.
  3. Il Gaming Disorder è aumentato durante la pandemia, probabilmente, in relazione a periodi di isolamento prolungato con poche interazioni face to face e molto tempo trascorso sui dispositivi digitali. È più frequente riscontrare sintomi di gioco potenzialmente problematico tra i giocatori più giovani e maschi. Il Gaming Disorder è stato associato a stili di cura parentale in cui sono assenti supervisione e disciplina. Il supporto familiare e la supervisione nell’uso dei videogiochi rappresentano fattori protettivi.

Link all’articolo scientifico: